"Scrivere poesie non è difficile.Difficile è viverle.." Charles Bukowsky

sabato 27 aprile 2013

Estrema poverta'



Il boato dell'ultimo eccidio umano,
sopravvive nel cumulo di macerie
coprendo il volto insanguinato
di madri e figli follemente uccisi
dal respiro di un Dio minore...
 
L'urlo del grande capitale
invade le nostre coscienze
e misura l'opulento profitto
nella conta di cadaveri
pegno di miserabili denari
sputati dalle bocche infuocate
di  affamate multinazionali
ed infidi paladini della new economy.
 
Che Dio maledica
il divario tra i popoli dell'universo
e guardi questa estrema poverta'
colpevole nella sua  definizione
mentre l'infame ricchezza
resta sempre innocente per ontologia...
 
 
(nel ricordo dei morti nella fabbrica di Dacca - Bangladesh- 24 aprile 2013)



 
 
 
 
 




martedì 23 aprile 2013

Nel giardino dell' Eden




Vorrei, scrivere in ginocchio
le passioni dell'anima
per passare indenne
le notti nell'orto degli ulivi.

Ogni origine umana
nasce nella sua etica,
a volte difforme
dalla propria estetica.

La forsennata domanda
 soggiace solitaria
nel fondo nichilista
di un cuore privo di Dio.

Come posso gioire
 del  *taedium vitae
laddove intense
ed ossessive semantiche
uccidono spazi d'amore ?

Forse, potrei gioire
come la nera bellezza
che s'adagia lentamente
nel magma della nostra vita.

Forse, potrei gioire
come il serpente
che striscia nell'erba
e s'attorciglia all'albero
del giardino dell'Eden... 



* ("Taedium vitae" il filosofo romano Seneca intende esprimere il "mal di vivere")



lunedì 22 aprile 2013

La nostra poesia

(San Benedetto del Tronto)


Ti ho incontrata
in un'alba stanca
lungo un disagio
irrazionale, mentre
tutt'attorno splendeva
nell'immolata bellezza
di una natura benigna:
i fiori, l'erba, il mare
il tuo dolce sorriso...

Ancorato nelle profonde
spirali dell'anima
ho raccolto la speme
che persi nel canestro
dei giorni infuocati
e cercai un approdo
la' dove il cuore
potesse gridare
la mia folle ragione.

Mai artificio
rese grembo il dolore,
un dolce fantasma
che mi accompagnava
oltre la coltre della notte
e si spegneva nel turbinio
di uno sguardo d'amore
lo stesso sguardo
che riassume ed unisce
il risveglio di un'aurora
nata dentro il quadro
delle nostre emozioni...

domenica 21 aprile 2013

L'ultimo viaggio

 
 
Ho abbracciato
l'arsura della vita
lungo cattedrali di sabbia.
 
Orme di ricordi
restano aggrappate
dentro il canestro
della nostra gioventu'.
 
Tutto s'addensa indefferente
nel respiro del cuore.
 
E noi,qui soli a ricordare
rivoli di pernicose litanie  
perse nell'infinito oceano
di una  quotidiana solitudine
 ...come l'ultimo viaggio
di una febbrile speranza.


mercoledì 17 aprile 2013

L' Autore del mese: Maria Luisa Mazzarini



Carissimi lettori, mi è gradito presentarvi una poetessa contemporanea, Maria Luisa Mazzarini di Loreto Aprutino (PE), attraverso la sua raccolta di poesie dal titolo “Fuga in gonna di farfalle” (Aletti Editore -anno 2012-).


Poter descrivere l’amica Maria Luisa non è solo un onore “intellettuale” per chi scrive, ma l’istanza di una dolce narrazione introspettiva, laddove sensibilità ed amore contribuiscono a concretizzare lo spaccato di un vero universo trasversale rispetto le logiche perfette ed integrali della nostra umana esistenza.


La sua poesia viene vissuta come un senso di ampia libertà… un rifugio, una carezza dell’anima, un'isola confortevole dove l'approdo è vissuto attraverso l’intimo condividere espresso in versi in modo onirico, semplice e talvolta sofferto.


“Profumato di mimosa/il mio cuore d’albero/dai rami vestiti di voli..”


“Con un fiore/libera amore/ dalla rabbia del tempo…”


La raccolta in questione, utilizzando un aforisma, viene vista come una grande finestra vitale, emotiva,…una finestra perennemente aperta dentro il cuore di chi scrive, lampi di felicita’ che la natura e la quotidianità stessa incidono nell’animo della poetessa fino ad oltrepassare la soglia del malessere sia individuale che cosmico della propria realta' uma na e vitale.



"Sulle nuvole /cammino/ con cuore/di donna..."


"Ho sempre sognato/tu baciassi/ con labbra carnose/ e accarezzassi/ con le lunghe dita/ delle tue mani…"


Immagini e pensieri, colori e profumi, corrono veloci…. soprattutto nei sogni e nei ricordi che riaffiorano da un passato non troppo remoto, una miscela ottimale che cesella tutto l’essere poetico di Maria Luisa, laddove il "sospiro antropologico"  diviene “hebel”, cioe’: vento, soffio, carezze, amore , silenzi rarefatti, sogni che si infrangano all’alba, gocce che evaporano, effimere passioni.


“Tra odore /di castagne/ e vino di passione./E sentire/sangue pulsante/bruciar/la prima neve…”


Insomma liriche ben centellinate, delicate ma incisive, alcune delle quali ermetiche, che utilizzano uno stile diretto, a tratti simbolico….ma sempre coinvolgenti, fissate nella memoria giusto per il tempo necessario a far spazio a nuovi pensieri, a nuove visioni affettive, a nuove solitudini, alla speranza non ancora sconfitta di una futura rinnovata felicità.


Per concludere vorrei sottolineare che la poesia di Maria Luisa Mazzarini è sempre alla ricerca di un soggetto emotivo appagante, la stessa è costantemente in linea, perfettamente in simbiosi con il proprio vivere quotidiano; oserei definirla “l’espansione di un sogno” una forza interiore che si sviluppa in una concezione vitale dove la poesia non è leggenda bensi’ il movimento costante dell’intero essere vivente capace di raggiungere frammenti di pura ontologia e di etica umana senz’alcuna retorica ai contenuti stessi….parafrasando un vecchio ed antico aforisma di Henry D. Thoreau lo stesso diceva “Andate fiduciosi nella direzione dei vostri sogni, vivete la vita che avete sempre immaginato.”

Dalla sua raccolta ho scelto per voi queste tre poesie:


VENEZIA SOGNA

Venezia sogna
nel suo paesaggio
di fiaba,

col mare ei colombi
nelle piazze,

la poesia sotto la luna
e i suoi tesori d'arte.

Venezia soffre
con le case
nell'acqua e gli atri bui,
i suoi muschi malati
e infidi

Venezia sospira,
anch'io,

in una sua inquieta
maschera magica,

di mistero.


DESTINO

Fa capolino la luna
dietro un manto di tenebre.

Eccola,
di nuovo rifulge.

Mi rammenta
il mio destino di nuvola.


CON UN FIORE

Con un fiore

libera
AMORE

dalla rabbia
del tempo

innocente

una conchiglia
fossile.

venerdì 12 aprile 2013

Rue de Paris

 
 
Ho provato ad ipotecare
il profumo reale
dei nostri errori bugiardi.
 
Ma tu rimanevi assente,
lontana da inverni remoti
lontana da passioni dell'anima,
e tutto moriva nel giardino di Chagall
dove fontane disseccate d'amore
tacevano nel fondo del cuore.
 
Cosa  rimane del mio vissuto?
 
Quando l'impressione
di aver scartato le forze della paura
mi conducevano nel vortice
di una voce solitaria, aggrappata
sopra gli astri e pianeti
posizionati lungo la corolla
della nostra giovinezza.
 
"Tu credi ai suoni della vita?"
 
Mi chiedesti quella sera,
seduti dentro quel bistrot
di una vecchia chansonnier...
 
"Si credo ai suoni...", risposi
sapendo di mentire, e mentendo
respiravo le prime luci soffuse
di una vecchia Parigi, persa
nella sua Bohémienne
lucida sgualdrina senza veli
che pende sul fiume della Senna.
 
Ho bisogno di poesia questa notte,
e fuggire dalla boulevard
che unisce angoli di strade sconosciute
per poi perdermi nell'aria sofferente
della Rue de Rivoli, la stessa strada
che riunisce impressioni umane
e cesella infiniti tremori
persi nelle calde notti d'agosto....

.................................................................

RUE DE PARIS

He tratado de hipotecar
el perfume real
de nuestros errores mentirosos.
Pero tú permanecías ausente,
lejana de inviernos moribundos,
lejana de las pasiones del alma.
Y todo moría en el jardín de Chagall,
donde las fuentes secas de amor,
se silenciaban en el fondo del corazón.
Lo que queda de mi experiencia?...
Cuando la impresión de haber descartado
las fuerzas del miedo me condujeron al borde
de una voz solitaria ,
aferrada por encima de las estrellas y los planetas
situado a lo largo de la corola de nuestra juventud.
¿ Tú crees en los sonidos de la vida?
Me preguntaste aquella tarde,
sentados en el pequeño restaurante
de una vieja cantante.
Sí , creo en los sonidos, respondí,
sabiendo que mentía, y mintiendo respiraba
las primeras luces difusas de una vieja París,
perdida en su bohemia,brillante ramera sin velos
que cuelga sobre el río Sena.
Tengo necesidad de poesía esta noche,
y huir de la avenida que une esquinas de calles desconocidas,
para después perderme en el aire sufriente de la Rue de Rivoli,
la misma calle que reúne impresiones humanas
y cincela infinitos temblores perdidos
en las cálidas noches de agosto.

mercoledì 10 aprile 2013

L'Autore del mese: Maria Enrichetta Giornelli



E’ con somma gioia e piacere che mi accingo a scrivere o meglio ad “intingere nel profondo dell’anima” questa recensione letteraria per l’amica poetessa Maria Enrichetta Giornelli (docente di materie letterarie presso l’Istituto professionale “Gino Severini” di Cortona –AR-), attraverso la sua raccolta di poesie dal titolo: “Cortona in… poesia ed altro” (Aletti Editore –anno 2012-).


Leggere e conoscere i versi di Maria Enrichetta Giornelli significa entrare nella pienezza della “realta’ umana”, di trovare nelle sue parole un largo respiro di una vita universale che non si sottrae al tempo stesso ma si pone nel pieno della consapevolezza del quotidiano vivere, del continuo osservare, soffrire, ricordare…dell’eterno amare e sperare.

“Ti incontrerò negli spazi eterei/che trafugano il limite umano….”

“Allora il passato si ridestava/nelle tue parole/come brezza che confortava/ nel sollevare/orme di vita/che scalfivano il ruvido/del presente…”

La natura poetica, nasce e trae linfa vitale dalle profonde radici sia delle proprie origini che dai fotogrammi delle visioni antiche dei vicoli del borgo di Cortona; amalgamandosi e vivendo in modo “esogeno” ed “endogeno” dell’essere-poeta nella piena concretezza di una visione vasta e profonda del proprio vissuto. E questo Maria Enrichetta lo ricama perfettamente, con la forma assoluta della “dolcezza comunicativa” e, assai meno banalmente, con la ricerca a dir poco "perniciosa" di “forme barocche o manieristiche” tali da poter o dover stupire il lettore (sindrome metodica assai in voga tra i pseudo-poeti "amatoriali"...)  .

La vecchia Lucia/il corpo sprofondato/ nel nero grembiule/rotolava nel caldaio/ i marroni inceneriti”

“La litania del vespro/confortava il declino del giorno/….Rintocchi di campane/ risuonavano nel cielo imbrunito/mentre l’animo contempla/ il trascolarsi della luce”

Il canto della poetessa si allarga a dismisura, quasi a non avere confini, e tocca nelle sue liriche argomenti di “speranza consolatoria”, tal’è la sua indole di “passione riflessiva”. Nei suoi versi potrei azzardarmi a dire che mi sono ritrovato in quello “spazio di liberta’ assoluta”, scoprendo il “respiro piu’ bello” attraverso valori intrinsechi alla vita, alla pace, alla liberta’, all’amore in generale, ..da questo velario dell’essere si identifica alla perfezione con il mondo esterno e con il proprio sentimento.


“Lo scroscio di un pianto improvviso/riporta il volto schermato/da un velo di nebbia….”

“Ti consola con il calore delle membra/sprofondate in un plaid/ che soffocano l’umida erba…”

“Quando le acque/penetreranno nella fonte sacra/ogni tortuosita’ svanira’/e l’uomo potrà abbeverarsi/ alla sorgente dello spirito”

Maria Enrichetta non è una poetessa “istintiva”, semmai appartenente a quel mondo che umilmente definirei dei “poeti pazienti”, poiche’, il suo "lento defluire” è una dolcissima narrazione della sua esistenza e degli affetti a lei piu’ cari, contemplata con la fermezza di chi sa trovare nel dolore e nel ricordo la pena il segno del destino umano.

Nell’animo della poetessa è evidente la volontà di esprimersi in modi semplici, razionali, musicali, a volte con notazioni “diaristiche”.

Il fondo costante che sussiste nella sua “penna” è la consapevolezza malinconica di una esistenza a volte mutabile a volte immutabile ma sempre ferma e lontana da aliene forme astratte e retoriche, ossia la serenità che viene dalla segretezza della propria ispirazione, dall'esperienza del proprio vissuto, dalla ricerca dell'equilibrio e dal senso delle proporzioni dei propri respiri emotivi, dalla consapevolezza dell'inalterabilità della vita e dell'inevitabilità del suo destino….ed e’ proprio per queste peculiarita’ esistenziali che indirettamente la poetessa vuole rimarcare ed indicare le proprie conoscenze…laddove conoscere il passato e’ fondamentale per avere un presente ed un possibile futuro.

Parafrasando un grande scrittore a me caro Giorgio Bassani lo stesso usava dire:

“La vita sa confondere le sue tracce, e tutto del passato, può diventare materia di sogno, argomento di leggenda”.


  Dalla raccolta suindicata, ho scelto per voi lettori queste tre “perle”……di poesia

LA DONNA DEL VICOLO

Le scale del vicolo
tacciono nel silenzio
che spegne il giorno.

La donna chiusa
nel velo grigio
increspava il fardello della vita,
pesante groviglio
nella prigione
degli ardori umani.

Il vicolo si restringe
tra le dimore annichilite
dal sopore della sera.

Piu' volte ella torno'
nella casa fosca,
le labbra dimesse...
essenza di misteriose parole
che svani' nel tempo.

Quando le foglie
si disseccano nell'aria ventosa
si aggira un'ombra
scura ed impalpabile
accanto la casa
da vetri spezzati...
lo scroscio di un pianto improvviso
riporta il volto schermato
da un velo di nebbia...
mi acquieto nella pace
della notte, che cela
l'antico tormento.


RELIQUIA D’AMORE

Un attimo strappato
all’infinito e…tutto perisce
nel dispiegarsi rapido
di furiose onde
che irrigano la coltre
minacciosa del cielo.

Nell’aria inquieta
si disperde la sabbia,
una nebbia di fuoco
che tormenta
la morte del giorno.

Stridi di gabbiani
aprono icone di passato
nel richiamo di amplessi
consumati tra flebili voci
di ammalianti sirene.

Nell’arida spiaggia
reliquie di conchiglie,
tormentate dalle acque,
disseminano gli ultimi
resti di vita
nella luce che rapida declina.


PREGHIERA

Una lenta processione
di ombre
prostrate in preghiera
acquieta
la fine del giorno.
Sospese nel pensiero
le nostre vite si affidano
ai rintocchi del vespro.

martedì 9 aprile 2013

Morire d'amore






Respiri del passato
sono scolpiti nel vento,
e la  dolce preghiera
resta silente, immobile
nel folle turbinio dell'anima.

Vorrei morire d’amore,
come l'ultima meta
d'un crudele destino...
 cesellato nella vanagloria
d'un vagito soffocato dal tempo.

Io sono
pietra ammassata
nel selciato
della vasta solitudine,
là dove il dolore
è impresso nelle spirali
del mio cuore,
mentre un palcoscenico 
gonfio di tristi note
 annunciano l’epitaffio
di sillabe decadenti
appese dentro un cielo stellato...


venerdì 5 aprile 2013

Note di un pianoforte




Rimane il profumo

delle tue pagine d'amore.


Un rigo di note


senz’alcun accordo...


la geometria variabile


di un lungo respiro,


 la dolcissima notte


che mi culla lievemente



tra le sue braccia...